Gioventù opposta

In tutte le epoche della storia i giovani si sono trovati in mezzo alla tempesta. Da una parte il bisogno di superare gli anacronismi e gli errori del vecchio mondo, dall’altra la difficoltà di immaginare e costruire un mondo nuovo, che ha bisogno anche di strumenti nuovi. E’ sempre stato così, ed è ragionevole pensare che sempre sarà. Poi, certo, c’è anche quella parte di gioventù che, invece, del vecchio mondo è disposta ad accontentarsi. E non ambisce a percorrere la strada impervia e complicata dell’esplorazione, ma desidera approfittare delle autostrade e dei binari che i vecchi hanno preparato per il loro cammino.

Questa riflessione è partita da un’intervista. Un inviato televisivo è andato negli USA, in un piccolo paese di tradizione repubblicana, meta della visita del presidente Biden. Il giornalista ha avvicinato un gruppo di contestatori del democratico Biden. Donne, alcune delle quali molto giovani. Ha chiesto loro dei cambiamenti climatici. Ebbene: quelle giovani donne si sono messe a ridere. Davvero. Ed hanno dato la loro risposta: non è vero. Il cambiamento di cui si parla non c’è. Non esiste. E’ una falsità messa in giro dai democratici, per interessi politicoeconomici.

Non ho potuto fare a meno di pensare alla famosa Greta. Che sarà pure, istintivamente, una che non ispira simpatia. Ma che indubbiamente ha avuto e continua ad avere l’immenso merito di aver iniziato a prendere a schiaffi la classe politica mondiale, colpevole di non fare nulla, o troppo poco, per la salute del nostro pianeta. La cui malattia provoca quei cambiamenti climatici che, oggettivamente, pare difficile poter continuare a negare. Stessa gioventù, eppure universi diversi.

Tra tutti i riscontri scientifici, anche di una certa complessità, che sarebbe possibile elencare a dimostrazione che tali cambiamenti ci sono e, purtroppo, peggioreranno sempre più la nostra vita quotidiana, voglio regalarvi una sciocchezza o, come direbbe il mio amico Catullo, una nuga. Ornitòlogi e birdwatcher scozzesi hanno fatto la seguente scoperta. Adesso, in Scozia, è possibile vedere la presenza di uccelli che, normalmente, vivono stabilmente nel Mediterraneo, preferibilmente in Africa, perchè amanti del caldo. Ecco: l’innalzamento delle temperature a livello globale ha indotto tali uccelli a trasferirsi in Scozia. Dove, evidentemente, non hanno più incontrato le temperature gelide di un tempo, ma un clima che, almeno in una parte dell’anno, può essere congeniale anche a loro.

La domanda è: ci trasferiremo anche noialtri? Migreremo, come gli uccelli, verso terre meno infuocate? L’Islanda diventerà meta turistica più ambita di Taormina? Sostitueremo i nostri animali domestici coi cammelli, più utili nella prospettiva della desertificazione annunciata e già iniziata?

Una vecchia battuta romana suona così: «Beato te, che nun capisci n’ k@». Ecco. Mi viene in mente questa battuta a ripensare a quelle ragazzotte yankee, orgogliosamente trumpiane, che di fronte al gigantesco mutamento che il pianeta terra ha iniziato ad affrontare, hanno lo spensierato, irragionevole e terrificante coraggio di mettersi a ridere ed affermare: «Non è vero. Non esiste alcun cambiamento climatico. E’ una bugia».

Quel sorriso beffardo non è capace di affrontare la complessità e la gravità del nostro tempo. Neanche queste mie parole sono capaci di renderne conto in modo adeguato. Ma mentre quel sorriso serve a chiudere gli occhi, e finge una spensieratezza che tintinna lugubre come l’orchestra che suona sul Titanic. Queste parole vogliono aprirli, gli occhi.

Perchè le famose tre scimmiette. Quella che non parla, quella che non sente, quella che non vede. Non ce l’hanno fatta a migrare.

Hanno proprio fatto una gran brutta fine.

[Ave]
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