Com’era verde la mia valle

Interrompo la mia rivoluzione silenziosa (nel vero senso della parola, ossia fondata sul silenzio) riflettendo di nuovo su questa città. Non perchè ne valga la pena, o perchè possa servire a qualcosa. Ma solo perchè, quando l’utile riesce ad essere anche dulci, ci si diverte di più.

RITORNO AD ANAGNI / 2 –> [qui la puntata 1]

Dunque ad Anagni è nato un nuovo coordinamento ambientale. La notizia, di per sè, sarebbe positiva e pure incoraggiante. Se non fosse che, nel nostro contesto specifico, i comitati e le associazioni ambientaliste nascono ‘per necessità’. Direi quasi per autodifesa. Quindi, in soldoni, la nascita di un nuovo coordinamento ambientale presuppone la nascita di un nuovo problema ambientale, od almeno presunto tale, per arginare il quale i cittadini sentono il bisogno di mobilitarsi. Inoltre, c’è che il proliferare di comitati per l’ambiente, nonostante tutta l’opera meritoria che svolgono, non sono in grado di modificare la terribile realtà: viviamo circondati da un ambiente variamente e gravemente problematico. Che, nonostante tutti gli allarmi e le attenzioni spese per proteggerlo, continua ad essere oggetto di attenzioni industrialpolitiche non sempre in linea con gl’interessi della comunità. Basterebbe questa riflessione per comprendere che, in definitiva, la nascita di un nuovo coordinamento ambientale ad Anagni non è proprio una notizia di cui rallegrarsi, nonostante le apparenze.

L’oggetto della nuova trincea di resistenza è il super-mega-ultra polo logistico che il Comune ha tirato fuori dal suo cilindro. Detto in modo facile: polo logistico è espressione elegante per dire magazzino. Super-mega-ultra magazzino. Che, nel caso specifico, significherà centinaia di super-mega-ultra camion che arriveranno a depositare. Ed altrettanti che partiranno per consegnare. Dunque nel polo logistico non si produce nulla. E’ una specie di interporto. Merci arriveranno. Merci partiranno. A San Bartolomeo. Che è il quartiere destinato ad ospitare questo magazzino gigantesco. Già detta così la cosa fa masticare amaro. Il tecnico specializzato che produce, col suo lavoro, le Ferrari, non è in grado di acquistarne una. Ossia: è in grado di produrre Ferrari, ma non è in grado di possedere Ferrari, il frutto del suo stesso lavoro. Ecco. Il quartiere San Bartolomeo sembra destinato a custodire tonnellate di merci. Che però non potranno essere vendute (ed acquistate) nello stesso quartiere, privo com’è della necessaria struttura di commercio al dettaglio. Ossia di negozi. Così, come il tecnico della Ferrari produce auto al meglio delle sue possibilità, che però sono riservate ad altri, il quartiere di San Bartolomeo ospiterà tonnellate di merci destinate a creare ricchezza altrove. Per altri mercati, altri negozi, altri clienti. Della serie: il capitalismo è un’erba sempre più brillante, nel giardino del tuo vicino.

E’ contro questo gigantesco magazzino che il nuovo comitato ambientale è nato. Ed ha celebrato la sua prima riunione. Le facce intraviste all’incontro di apertura sono (quasi) le solite. I soliti cittadini che ci credono. Che s’impuntano. Che si fanno domande e, ostinatamente, cercano pure delle risposte. I soliti che hanno già iniziato ad impegnare una encomiabile profusione di energie (e di tempo) per tentare di capire. Come al solito, si tratterà di studiare attentamente i due percorsi della questione. Da una parte quello politico-burocratico. Dall’altra quello tecnico-scientifico. Per il momento, nella riunione iniziale, è stato quasi solo un oceano di domande. Ad emergere sono stati i dubbi. I quesiti. Le ipotesi. I sospetti.

Come mai un super-mega-ultra progetto come questo è passato nell’assordante silenzio da parte della maggioranza comunale? Non era forse il caso di coinvolgere la cittadinanza, tutta? E’ vero che questo progetto è stato segnalato ed approvato nel giro di 20 giorni? Se è così viene quasi da piangere. La strada franata sta ancora lì, da anni, nonostante le promesse. E un progetto del genere arriva a meta come un fulmine? E’ vero che i terreni acquisiti dalla società proponente sono attualmente classificati come agricoli? E che, se vero, servirà un cambiamento di destinazione d’uso degli stessi? E’ vero che, tra le cosiddette opere di compensazione a favore del quartiere, sono previsti una pista ciclabile ed un piccolo spazio verde ‘all’interno’ del polo logistico? Ossia che si manderanno i bambini a giocare e correre in bicicletta in mezzo al via-vai di super-mega-ultra camion? E’ vero che, nella zona industriale di Anagni, c’è molto spazio ancora inutilizzato? Se è così, per quale motivo, dunque, andare a stravolgere l’ecosistema sociologico del quartiere San Bartolomeo? Ecco. Sono di questa natura le domande iniziali alle quali il comitato cercherà di trovare delle risposte. Leggendo le carte, certo. Ma anche parlando coi referenti comunali.

Ma non sarà facile. Anzi c’è il sentore che, questa volta, la ricerca delle risposte potrebbe essere persino più difficile del solito. Perchè dall’altra parte non c’è solo il Comune. Non c’è solo l’azienda proponente. C’è anche il quartiere San Bartolomeo. In questo momento non si capisce esattamente quanto il quartiere sia a favore e quanto sia contrario al progetto. Per ora è possibile solo dire che nel quartiere convivono entrambi gli schieramenti. La sostanza dei quali sarà chiara più in là. Di certo c’è un Comitato di quartiere San Bartolomeo che si è già espresso. Ed ha diffuso un comunicato nel quale si esalta il progetto, si applaude all’amministrazione comunale che finalmente (dice) ha preso a cuore le sorti del quartiere, e si bacchetta il consigliere Santovincenzo, colpevole (a suo dire) di voler cavalcare politicamente dubbi e sospetti che invece loro (il comitato) non hanno affatto. Ciò che sorprende non è tanto il comunicato del comitato di quartiere, quanto il silenzio del gruppo civico Crescita comune. Gruppo civico di San Bartolomeo, che alle ultime elezioni comunali ha sostenuto convintamente il candidato sindaco Santovincenzo. Comunque la si voglia mettere, è un silenzio che fa molto rumore. Non solo in riferimento al progettato polo logistico, ma anche in senso politico.

Infatti le avvisaglie di un sommovimento politico che potrebbe anche diventare terremoto ci sono tutte. Aleggiano nell’aria sull’eco della domanda pubblica che il Santovincenzo segretario cittadino di SI (Costantino), ha rivolto al Santovincenzo consigliere di LiberAnagni (nonchè cugino), Luca: «…ma se aveva così tanti motivi per opporsi al progetto del polo logistico, per quale motivo non ha votato contro, ed ha preferito invece astenersi?». Peccato che il cugino se n’era già andato, e non ha potuto rispondere. Chissà se lo farà?

Insomma vi do un consiglio. Mettetevi comodi e comprate i pop-corn. Lo spettacolo è appena cominciato ma, proprio come i pop-corn, si annuncia scoppiettante.

Per capirne meglio le radici politiche, sarò costretto ad una terza puntata. Vi suggerisco di non pèrdervela.

Alla prox.

[Continua su—> Ritorno ad Anagni / 3] –> [qui la puntata 1]

[Ave] 

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