CESSATE IL FUOCO

«In questo momento il nostro silenzio è corresponsabilità. La storia, Dio, non accettano la scena muta. Cessate il fuoco»

(Dargen D’Amico, Sanremo 2024)

Le polemiche feroci che hanno accompagnato la chiusura di Sanremo dimostrano quanto sia impossibile, oggi, non accorgersi che Sanremo è diventato, nel tempo, qualcosa di più e di diverso da un semplice festival musicale. In particolare per una certa parte dei seguaci di Sanremo.

Un tempo erano solo canzonette. Che però, proprio a partire da quello stesso, grande Edoardo Bennato che lanciò la canzonetta in questione, potevano diventare veicolo di progresso civile, di polemica ideologica, di lotta sociale. Il palcoscenico del teatro Ariston non è diventato famoso per l’impegno civile delle sue canzonette. Che sono, per l’appunto, generalmente rimaste tali. Amori lacrimosi e cuori infranti spadroneggiano incontrastati. Ma ciò non toglie che, ogni tanto, anche a Sanremo qualcuno si sia ricordato che le famose canzonette possono essere, per fortuna, diverse dalle canzonette. Con buona pace di quella parte dei fan di Sanremo che, invece, non hanno mai chiesto altro che canzonette.

Poi è arrivato il tempo della visibilità dell’impegno civile. E così, accanto alle canzonette, il palcoscenico teatrale ha ospitato protestatori e contestatori un po’ di tutte le risme. Sempre all’insegna della sobrietà benpensante e borghese, s’intende. Un po’ come il barbone che staziona davanti alle boutique di lusso del centro storico, durante le feste di Natale. La coscienza si lava in fretta ed a buon mercato. Basta una moneta, proprio quella ottenuta come resto del pantalone all’ultima moda. Non sai dove metterla? Il cappellino sul marciapiede può essere un’utilità. Valida per tutte le stagioni e per tutte le latitudini, anche quelle morali.

Lo sappiamo, fratello: sei di quelli che la frenesia della vita moderna t’impedisce di dedicare tempo ai problemi, alle questioni che richiedono analisi, riflessione, presa di coscienza. Torni stanco e, dopo aver imbalsamato il cervello per adeguarti ai ritmi della produzione capitalistica, non sai più come spacchettarlo, il cervello. Così ti butti sulla poltrona e pensi di meritàrtela, la tua dopamina di ricompensa. Ecco. Sanremo è la tua dopamina, fratello. Gratuita. Indolore. L’alibi perfetto. Te la sei proprio guadagnata. Il neoliberismo capitalistico ti ringrazia con Sanremo. Assunzione lenta per una migliore assuefazione. Almeno fino all’una di notte.

E poi magari succede. Succede che, nell’impalpabile fantasmagoria di trucchi speciali, effetti stereocapitalistici, retoriche avanguardistiche capaci di piangere, ma per davvero, su qualche disgrazia dell’ultimo momento, addirittura per cinque dicasi cinque lunghissimi secondi. E senza interruzioni pubblicitarie. Ecco. Succede che magari qualcuno ti sveglia dal tuo trip sanremodopaminoso. E magari ti spiaccica nel cervello il pensiero che non t’aspetti. Imprevisto. Imbarazzante. Sgradevole. Proprio come il moscerino spiaccicato sul parabrezza. Altezza occhio. Un attentato alle probabilità del caso.

L’hai già capito, vero fratello? Non si faranno prigionieri. Certo, l’imbecillità selettiva può proteggere. Ma fino ad un certo punto. Perchè magari dentro. In fondo. Sotterrato sotto una montagna di trucchi effetti sorrisi retoriche baci abbracci, magari qualcosa batte ancora. Riesci a sentirla? Si chiama coscienza. E’ la briciola di ciò che rimane della tua umanità.

Ed è lì che lo ritrovi. Il moscerino che sembrava spiaccicato. Stecchito. Invece si muove. Svolazza come impazzito. Altro che morto. Sembra persino felice. Che la dopamina sia arrivata pure a lui? E’ quel moscerino che te lo grida. Anzi. Te lo sta gridando proprio adesso.

CESSATE IL FUOCO

[Ave] 

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