Anagni non è folklore

[ Che fine hanno fatto le elezioni? / 3 ]

E va bene, accidenti. Togliamoci dalle padenghe la stramaledetta questione del saluto. Che comunque, essendoci stato *prima* delle elezioni, sembrerebbe non aver avuto particolare incidenza. La faccenda è arcinota. Al termine del comizio di chiusura, Daniele Natalia ha salutato i propri tifosi. Mano sul cuore, quindi il braccio teso di mussoliniana memoria. Ma è un attimo: subito le dita si allargano, la mano si dispiega, il braccio inizia ad oscillare in un saluto più neutro. E’ stato un saluto volutamente fascista? Oppure un movimento casuale, mischiato ad altri, privo di qualsiasi significato politico?

Per dirimere la questione s’è scomodata addirittura una tv nazionale. La7 ha mandato un servizio esclusivo dedicato al *saluto di Anagni*. Un giornalista è arrivato fin qui, a chiedere a Daniele Natalia se quel saluto fosse, o meno, un saluto fascista.

Allora. Io ve lo voglio dire subito subito: quel servizio video non mi è piaciuto proprio per niente. Perchè il giornalista ha chiesto a Daniele. Il quale la sua risposta l’ha data. E l’ha anche precisata. Quello non è un saluto fascista, perchè non voleva essere fascista. E’ stato un saluto venuto fuori così. Ed ha anche precisato, il candidato sindaco, che certe nostalgie non lo riguardano proprio: non fanno parte del suo bagaglio politico.

Non contento, il giornalista ha preteso di ri-mostrare a Daniele il video del suo saluto, come se non gli fosse noto, sottolineando che l’apologia del fascismo è ancora, a tutti gli effetti, un reato. Natalia ha risposto pure a questo. Affermando che, anche in quanto avvocato, la natura di questo reato gli è ben nota. E che, quindi, non avrebbe mai fatto un saluto volutamente fascista, in pubblico, neppure se avesse avuto qualche tentazione nostalgica, proprio perchè perfettamente consapevole che di reato, si tratta.

Per questo il servizio non mi è piaciuto. Perchè compito del giornalista, credo, sia quello di ottenere delle risposte. Cosa che è avvenuta, perchè Natalia gliele ha date. Non può avere, il giornalista, il compito di forzare l’intervistato per fargli dire qualcosa che piace al giornalista stesso, ma che non appartiene all’intervistato. Ognuno mantiene il legittimo diritto di credere, o meno, alle risposte di Daniele. Anche il giornalista. Ma farmi trenta volte la stessa domanda per indurmi a cambiare la risposta che ho già dato la prima volta non ci farà fare nessun passo verso una presunta *verità*. Nel caso specifico, poi, la domanda era davvero sempre la stessa. Non c’era aggiunta di particolari, di specificazioni, di *aggravanti*. Sempre la stessa domanda, con le stesse parole. Se tu mi chiederai la stessa cosa fino alla fine del tempo, amico, io ti risponderò fino alla fine del tempo con le stesse parole. Moriremo di noia.

E comunque, ragazzi, io mi sono davvero rotto. Di un certo giornalismo che cala ad Anagni allo stesso modo col quale le truppe sabaude dilagarono nel meridione borbonico. Volete capire la nostra realtà, oppure volete solo confermare i vostri pregiudizi? Ebbene si, abbiamo un sacco di problemi. Ed anche un sacco di difetti. Ma che sia chiaro: i primi ce li avete portati proprio voi, insieme alle famigerate truppe sabaude. E per quanto riguarda i secondi, bè: davvero pensate di esserne esenti, voialtri? Mi fa francamente schifo quel giornalismo che non ha bisogno di indagare perchè crede di avere già tutte le risposte. E non cerca di capire, ma solo di confermare un copione stracotto.

Perchè prenderci per i fondelli? Il saluto è un falso problema. Un’arma di distrazione di massa. Una città può vivere con una strada franata da quasi due anni? Con scuole che aspettano una ristrutturazione che le renda davvero funzionali? Con un ospedale che sopravvive solo nelle promesse elettorali? Con l’incubo di un biodigestore che sconvolgerà un territorio già terribilmente provato? E senza un progetto di rilancio per il centro storico? Senza un’idea per rendere più vivibili e funzionali le periferie? Senza un’oasi ecologica? Senza un piano parcheggi adeguato alle esigenze? Senza una riqualificazione dell’ex polveriera, per dare senso a tutti i soldi che ci è costata? Senza parchi pubblici? Ecco, cara La7: è questo il tipo di domande con le quali avreste dovuto tampinare Daniele Natalia. Se aveste voluto fare giornalismo per capire una realtà complessa, per mostrarne le criticità, queste domande avreste dovuto porre al candidato sindaco.

Anagni per voi è solo una virgola su uno scacchiere infinitamente più grande. Un inciampo. Non vi interessa da dove veniamo. Non vi interessa tutta la strada che è stata fatta per arrivare fino a qui. Non vi interessa gettare lo sguardo sulla strada che questa città si trova davanti. A volte come possibilità, a volte come eterno ritorno. A voi non interessa capire la realtà della nostra città. A voi interessa solo il folklore.

Dunque ficcàtevelo bene in testa una buona volta: Anagni non è folklore.

Ma se è il folklore, l’unica cosa che v’interessa davvero, vi chiameremo alla prox saga della porchetta.

Potrete fare servizi memorabili.

[Ave]

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