Anagni? In fondo a destra. Molto in fondo

[ Che fine hanno fatto le elezioni? / 4 ]

Alla fine ne rimarrà solo uno, lo sappiamo. Però intanto i duellanti se la vedranno con le proprie forze. Niente apparentamenti. Daniele Natalia ed Alessandro Cardinali si avviano al ballottaggio senza alleati. La gara di resistenza è iniziata.

E proprio di resistenza si tratta, in effetti. Perchè, in questa campagna elettorale, di contenuti se ne sono visti pochini pochini. E soprattutto per merito di LiberAnagni, che ci ha provato seriamente. Natalia, partito in prima corsia, più che sul futuro ha giocato sul passato: ho fatto, ho detto, ho firmato. Gli altri invece si son concentrati soprattutto sull’illuminazione delle ombre, sulle assenze, sui problemi irrisolti, che invero sono numerosi, ed hanno preferito giocare di sponda. Nel calcio si dice: di rimessa.

S’è trattato di un gioco al massacro che ha visto Natalia al centro del ring, a prendersi le schioppettate degli altri tre. S’è difeso molto bene, va detto. Ma devo anche confessare che a me sono sembrate insufficienti tutte le campagne elettorali dei suoi avversari. Ognuna per motivi suoi propri. Santovincenzo molte idee, ma troppo timido. Tuffi troppo oscurato da Fiorito, che ha esaltato il gioco d’attacco, a discapito delle proposte. Cardinali troppo *silenzioso*, ha puntato tutto sull’accurata selezione delle persone nelle varie liste, un plotone di ex in grado di raccattare preferenze un po’ da tutti i settori e tutte le periferie di Anagni.

In città girano voci in gran quantità. Veri e propri rumores tra i quali è quasi impossibile distinguere il reale dal fantasioso. Il sottaciuto dall’esagerazione. Si va dagli epici racconti di incontri notturni, modello carbonari d’Italia, alle discussioni concluse come negli spaghetti western: scazzottate per tutti e schiaffoni a destra e a manca. Chiunque ti si avvicini è portatore di qualche *particolare inedito*, succulento, assolutamente riservato, che viene presentato come IL particolare decisivo, quello che consente di sapere, in anticipo, come finirà il ballottaggio.

Personalmente trovo fantastica questa propensione narrativa che fuoriesce dal realismo e sconfina nel fantastico, talvolta addirittura nella fantascienza. Pardon: nella fantapolitica. Io, lo potete capire agevolmente, mi trovo benissimo in questo guazzabuglio. Perchè, da studioso ed appassionato di letteratura, per deformazione professionale sono portato ad ascoltare tutto avidamente. E, come si conviene dal contratto tipo che si stabilisce tra scrittore e lettore, accetto il presupposto che sia tutto verosimile. Per divertirsi, infatti, non serve quasi mai il vero. E’ perfetta la verosimiglianza.

Ma in città questi non sono solo giorni di letteratura. Sono anche giorni di matematica. Ed anche qui ci sono veri esperti, che girano col cervello pieno di numeri e percentuali che, a volte, sfiorano il sublime. Perchè i futuri consiglieri eletti possono cambiare, anche sensibilmente, a seconda di chi vincerà il ballottaggio. E gli apparentamenti che non ci sono stati sarebbero stati una specie di terremoto, perchè avrebbero messo a rischio una poltrona conquistata a suon di numeri, a favore dell’imbucato che ti soffia il posto per accordo politico.

Per non parlare del partito democratico. Un elefante dai piedi d’argilla, avviluppato in una cappa dalla quale si sta faticosamente tirando fuori. Con ribelli candidati altrove, che rischiano di buttare pacchetti importanti di preferenze, con i quali potrebbero finire col non farci assolutamente niente. E qualcuno di livello più alto che sembra lontanissimo dal vento innovativo di Elly Schlein, e appare concentrato sul solito vecchio gioco del governo a tutti i costi, con chiunque e per fare qualunque cosa. Tanto si tratta solo di promettere, in fondo.

Nonostante tutto il circo del ballottaggio s’è messo in moto. Faticosamente, come al solito. Ma sempre con la sensazione che questa città abbia perso l’ennesima occasione. Per la seconda volta ci ritroveremo a dover scegliere tra due candidati di destra. Cosa tristissima, invero. Seconda solo alla sconfinata malinconia che proviene da una convinzione profonda. Ossia che non si tratta minimamente dei grandi meriti della destra, ampiamente insufficiente. Ma solo ed esclusivamente dei giganteschi demeriti della sinistra.

Insomma come al solito vince chi sbaglia di meno. E nel prox consiglio comunale rivivremo la paradossale situazione di una destra-maggioranza opposta ad una destra-minoranza. Con una sinistra ridotta ad un lumicino pallido.

Andarsene al mare? Magari. Con questo tempaccio il rischio è di non avere neppure questa opzione, a disposizione. Segno dei tempi? Forse. Ma sospetto che di segno divino, si tratti.

Un messaggio che attraversa il tempo. Chi è causa del suo mal…

[Ave]

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