Il pane sotto i denti

[ Che fine hanno fatto le elezioni? / 1 ]

Ricordate quel detto popolare? Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane? Non so in quale dei due casi ci ritroviamo noialtri. Però so che i miei antenati, per parlare, avevano necessità di guardarsi negli occhi. Poi, ad un certo punto, hanno potuto concedersi il lusso di chiamarsi al telefono. Avevano forse tanto pane da dirsi. Ma pochi denti per comunicare. Noi invece oggi siamo molto più fortunati. Abbiamo molteplici canali comunicativi a disposizione. Purtroppo, però, ho come la sensazione che siamo comunque in svantaggio. Tantissimi modi per comunicare. Ma, forse, non abbiamo più molto da dirci.

Sono stato bravo. Ho aspettato. Le elezioni ci son state, i primi verdetti sono già storia. Ho atteso paziente di leggere qualche analisi del voto. Qualche riflessione organizzata. Non ho trovato praticamente nulla. Decine di liste. Centinaia di candidati. Un esercito politico di tutti i colori, le misure, i pesi. Eppure nulla. Non ne ho trovato neppure uno capace di un pensierino sul respiro politico della città. Stampa compresa, s’intende. Che, nei casi migliori, si affida al pettegolezzo. Naturalmente strumentale a progetti e destini sui quali è molto più saggio stendere un velo. Pietoso. L’unica cosa che s’è vista è una marea di ringraziamenti. Grazie diqquà. Grazie dillà. Chi l’avrebbe detto che sareste stati così tanti?

In effetti, potremmo proprio partire da questo. Il numero dei votanti. Anagni si conferma al 77%. Decimale più, decimale meno. Con una frazioncina in aumento rispetto alla precedente elezione. E’ una buona notizia. Perchè il dato nazionale, invece, registra un ulteriore calo. Ma è anche una delusione, in effetti. Perchè significa che ben 4 candidati sindaco, tutti insieme, non son riusciti a convincere quel fatidico 23% a tornare alle urne. Niente da fare. Un menu con decine di liste ed oltre 350 candidati, eppure l’astensionismo continua ad essere il partito più forte di Anagni.

Delle quattro coalizioni, ce n’era una che avrebbe dovuto puntare tanto sul richiamo alle armi degli astensionisti. Sto parlando di LiberAnagni. L’unica, vera, novità politica di queste elezioni anagnine. Tanti giovani. Tante donne. Pochi politici di carriera. Un pezzo di società civile che ha provato a metterci la faccia. Un candidato sindaco nuovo di zecca, imballato ed impacciato come si conviene ad una recluta. Una coalizione che ha fatto di necessità virtù, con pochi spiccioli da spendere compensati da una montagna di progetti, speranze, sogni, ideali. Tutto inutile. Quel 23% ha resistito anche all’offerta dell’avvocato Luca Santovincenzo. Riprendendo uno slogan del pd, direi che non ha voltato la faccia dall’altra parte. E’ rimasto assolutamente immobile. Indifferente. Peccato. Sarà per la prox volta?

Staremo a vedere, naturalmente. Il richiamo della foresta di Santovincenzo si chiama civismo, si chiama comitato di quartiere. Tutte cose buone e giuste, ma che occorre appendere al frigorifero insieme alle calamite dei viaggi, quelli belli, se si vuole staccare il biglietto della politica. Che si nutre delle stesse domande, ma poi elabora risposte più complesse, che rispondono a contesti più ampi di quelli del quartiere. Anche perchè ad Anagni ce ne sono tanti, di quartieri, e di periferie. E spesso ce li ritroviamo l’un contro l’altro armati. Governare un quartiere non è governare una città.

L’augurio è che l’avvocato non molli. Non ha bisogno di ricominciare, ma solo di proseguire. Imparando dalle tante insufficienze accumulate. Da una campagna elettorale eccessivamente timida, ad uno staff un po’ confusionario, che non sempre lo ha consigliato in modo adeguato. Anche per fare opposizione occorrerà organizzazione. Idee chiare. Capacità comunicativa. Insomma servirà tanto tanto lavoro.

Occorrerà capire che questa città ha bisogno come non mai di *politica*. Proprio della parola che il civismo, in genere, si preoccupa sempre di scansare come fosse la peste. Ha bisogno di discutere, di capire, di spiegarsi il perchè delle scelte fatte. E soprattutto di quelle che non sono state fatte.

Insomma. Sarà il caso di ricominciare a mettere qualcosa sotto i denti.

[Ave]

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